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Omaggi - Gorizia
Tributo alla Maestra Cecilia Seghizzi
All'occasione del suo novantesimo compleanno
Centro Culturale Lojze Bratuz, GORIZIA
18 Dicembre 1998
Introduction: Alessandro Arbo, Biblioteca Statale Isontina, Gorizia
Alessandro Arbo, un giovane, eminente musicologo goriziano e grandissimo amico di Cecilia, era presente in sala quando di sorpresa, dopo cinquant’ anni, lei mi vide apparire sul palcoscenico e ascoltò, commossa, il mio tribute. Quando alla fine della serata, che comprendeva omaggi musicali, ci abbracciammo, Cecilia disse scherzando (nel nostro dialetto}:”Me no te jeri bionda?” “[Didn’t’ you use to be blonde?”]
Grazie ad Alessandro, il mio tributo fu pubblicato insieme al suo, nei Quaderni Isontini [full data coming].
Mi permetta di chiamarla Signorina Seghizzi, così
come ricordo di averLa chiamata quand'ero Sua allieva, dapprima
nella classe di Teoria e Solfeggio alla Scuola di Musica,
poi privatamente, di Armonia e di Storia della Musica - e
per un breve periodo, anche di violino.
La sua classe di Teoria e Solfeggio, che frequentavo nel
vecchio Palazzo di Piazza San Antonio - in un aula in fondo
al corridoio, dapprima giu a sinistra, poi a destra - e il
Suo insegnamento, mi servirono molto quando nel 1967 incominciai
a insegnare nel Canada Inglese. Per i primi due anni l'Università
mi chiese di condurre due classi di Teoria al giorno. Io non
conoscevo i loro nuovi metodi, sapevo solo che ignoravano
l'insegnamento del Solfeggio, mentre per me, la base di partenza
per i ragazzi poteva essere proprio il solfeggio, con il transporto,
e il dettato. Strabiliavo la classe ricordanomi dell' "Un-re
mi fa sol la si do RE-UN si sol MI
" e parlando
dello studio del "setticlavio", e raccontando loro
del mio Esame di Teoria all'Ateneo Musicale di Trieste dove,
all'inizio della guerra, l'esaminatore della prova di dettato,
in divisa, mi batteva il tempo con lo stivale
Superai
la prova facendo bene anche i doppi punti
In Canada, all'Università, durante i primi anni, riuscii
a far esibire i ragazzi, che in 2-3 gruppi solfeggiarono alcune
Invenzioni a Due e Tre voci di Bach.
Tenevo sempre i certificati dei miei esami di Trieste sulla
parete del mio studio. (Era un'impresa impossibile spiegare
ai miei allievi e colleghi, perchè ci fossero stampati
nomi diversi - Bertossi, Bratuz). Quando il Trio di Trieste
nel 1974 diede un concerto a Stratford, un centro vicino,
li portai a visitare anche la nostra Facoltà. Fu un
momento commovente sentire De Rosa e Zanettovich leggere i
nomi delle firme sui quei vecchi certificati - Bugamelli,
Illesberg
Il vecchio Maestro era in commissione
durante il mio esame di Storia. Era a guerra inoltrata, e
avevamo raggiunto Trieste in una camionetta militare - aiutandoci
a ripassare le date di Mozart, di Beethoven. Il Prof. Illesberg
si soffermò su Monteverdi: "Ma Lei parla come
un libro stampato!'-mi disse, mettendomi a disagio. Ma
superai entrambi gli esami, di Armonia e Storia, con il massimo
dei voti. Le Sue lezioni - se non sbaglio avevamo 24 Tesi
da preparare - erano un'inspirazione per me. In Canada, a
livello universitario, sarebbe stato impossibile per gli studenti
sostenere un esame sorteggiando i capitoli lì per lì.
Negli anni 60, durante i miei esami orali per il Dottorato
all'Università dell'Indiana, avevo superato la prova
del riconoscimento di stili anche grazie alla mia antica
conoscenza di Monteverdi!
Una volta Lei mi aveva menzionato il vantaggio di studiare
in un grande conservatorio come quello di Milano, e la possibilità
che offriva agli alunni di sentire quelli già più
avanzati suonare il repertorio che avrebbero studiato gli
anni venturi. Questo senso di continuità, di transmissione
del sapere, della tradizione, mancava nelle strutture scholastiche,
e nella vita musicale canadese. Per l'Armonia avevo notato
che gli allievi arrivavano al primo anno universitario sapendo
scrivere tutti gli accordi e le inversioni, ma a orecchio
non li riconoscevano. Molti di loro non avevano mai ascoltato
regolarmente musica classica, o sinfonica, neanche alla radio.
Quando feci ascoltare l'esposizione di una Sinfonia di Beethoven
e richiesi che alzassero la mano ogniqualvolta la frase arrivava
all'accordo di 4/6 (che loro chiamano "6/4"), esitavano
e non ci riuscivano. Così imparai le canzoni dei Beatles,
- in voga a quei tempi - per aiutarli a usare gli intervalli
con musica che gia' avevano nell'orecchio. E ricordavo che
quando studiavo con Lei, Le confessai un giorno che c'era
una canzonetta che mi piaceva - "Vieni, c'e una strada
nel bosco, il suo nome conosco, vuoi cononscerlo tu
"
- e Lei mi assicurò che potevano esserci bellezze e
validità artistiche anche nelle canzonette popolari
(oggigiorno infatti se ne occupano la musicologia e la semiotica!)
Ricordo di aver imparato durante la guerra una Sua Sonata
per pianoforte di stile neoclassico. L'avevamo fatta sentire
dapprima a un valente violinista [Saletta? Bruno?]
che, generosamente, mi aveva presa, ragazzina, come accompagnatrice.
Era colto, aveva una risata argentina, simpatica, ed è
una delle vittime di quei tempi il cui ricordo mi ha sempre
accompagnato. Aveva dato dei suggerimenti per la Sua Sonata,
aggiungendo più effetti orchestrali - quello che per
i miei allievi chiamo "suonare in technicolor".
Poi mi ascoltò la Signorina Russian che era
stata la mia insegnante di pianoforte prima di Eusebio Curellich.
E mi rimase nella memoria la sua maniera di transformare quella
mia lettura, con I nuovi effetti in technicolor, in
una dimensione tanto più semplice, più vera,
più aderente al Suo testo. Soprattutto non ho mai dimenticato
la Sua reazione: " Era un consiglio da vera artista"
mi disse.
Come insegnante, come pianista, ho sempre seguito questo
concetto, e ho cercato anch'io la misura, la proporzione,
l'interiorità. Alcuni dei miei allievi canadesi, ora
professori, mi danno la gioia di aver compreso questo concetto
e di sostenerlo a lor volta nel loro insegnamento e nella
loro carriera pianistica. In un ambiente dove i valori del
mercato governano anche le arti, dove si "esibisce"
un repertorio, sempre quello, che rassicura il pubblico, dove
gli eccessi della competitività non permettono alle
comunità di assorbire tutti i vincitori di concorsi
musicali, è difficile far accettare la nozione che
essere musicisti è un modo di vita.
Con queste parole ho voluto dare almeno un'idea di quello
che il Suo insegnamento ha significato anche per quelli come
me, che hanno lasciato questi luoghi e questa comunità,
ed esprimerLe la mia grande ammirazione, e la mia profonda
riconoscenza.
Allesandro Arbo - Per Cecilia Seghizzi - PDF
Tra i numerosi scritti dedicati da Arbo alle composizioni di Cecilia Seghizzi, questo è un esempio:
http://www.academia.edu/2480516/Una_lente_limpida._Immagine_e_poesia_nellopera_per_coro_di_Cecilia_Seghizzi
Arbo aveva pubblicato anche un libro sulla vita musicale di Gorizia, e mi aveva menzionato tra quei musicisti che dopo la guerra avevano lasciato la città ed erano andati all’estero.
https://www.academia.edu/2386111/Musicisti_di_frontiera._Le_attivita_musicali_a_Gorizia_dal_Medioevo_al_Novecento
Un interssante articolo riguardo alla splendida carriera accademica di Alessandro Arbo, apparve sul quotidiano di Gorizia nel 1912:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/08/30/news/dopo-22-anni-diventa-prof-ma-risponde-no-grazie-1.5610926
Photos
Allesandro with Lilly and Claire in Lokve 2008
Claire Arbo 2007
Lilli Arbo 2007
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