Bartókiana - Abstracts
Comme de longs échos: antichi incontri nell’arte
di Bartók e Brancusi
Accademia di Belle Arti
Bologna, 8 aprile 1997
Il soggetto di questa presentazione é la giustapposizione
di due diversi linguaggi che manifestano, sia nello
spazio visivo di Brancusi che in quello uditivo di Bartók,
una commune sorgente simbolica.
Verso l’anno 1907 il compositore ungherese e lo
scultore rumeno entrambi adottarono antichi elementi
strutturali e formativi, unendo la loro arte a “radici
ancora più potenti “ di quelle di un’identità
etnica. Bartók e Brancusi condividono concetti
etici ed estetici, e la loro arte riflette molte e profonde
corrispondenze (perció il riferimento a Baudelaire
nel titolo del programma). Entrambi cercano di incorporare
nella loro opera elementi del mondo orientale e di quello
occidentale; entrambi trattarono il materiale ‘contadino’
secondo i suoi propri codici.
Era un mondo che stava già scomparendo, scrisse
Bartók, quando egli ne reclamó per sé
la madrelingua e la sua forza di significato: un mondo
che pure era stato cosí “bello per l’occhio,
bello per l’orecchio”…
L’esempio di Bartók e quello di Brancusi
trovano oggi un clima e una risonanza stranamente congeniali.
Analizzando gli innesti pittorici di artisti canadesi
con motivi aborigeni/indiani, George Woodcock ha ricordatpo
gli echi di Baudelaire, aggiungendo: “Corrispondenze
esistono…in tutto ció che é commune
nella mente dell’uomo e che trasmette come una
membrana sensibile gli echi di Lascaux all’uomo
moderno”…
Nel giustapporre gli esempi di Bartók e di Brancusi,
questo programma vuole esplorare quella “mitologia
personale” con la quale essi seppero “rilanciare
indietro la risonanza, il che é forse il nostro
solo modo di comunicare con quelli che sono lontani
da noi nello spazio e nel tempo culturali.”
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